- Io mi accontento di 3, ma pagando l'INVIM a parte possiamo sovrafatturare fino a 5 miliardi. Per te, il 3%.
- Ah, OK...
- Ora ti mando per fax tutte le planimetrie. Il parco sono 13.000 MQ, il castello, 3000 calpestabili. Tieni conto che abbiamo già i collaudi per uso pubblico, possono farci una casa di riposo, un residence, una discoteca! E poi c'è il casolare del custode, ristrutturato da poco... 450 MQ, è del '700.
- D'accordo, Paolo (useremo questo nome di fantasia), aspetto il fax.
Oramai era tardi per dirgli che doveva esserci un malinteso, e poi ero troppo curioso di vedere dove saremmo arrivati. Era la prima volta, e sarebbe rimasta l'unica, in cui qualcuno mi affidava il compito di vendere un castello, con tanto di frode fiscale annessa.
Avevo conosciuto il conte Paolo in una bella giornata d'autunno. La cronaca di un viaggiatore d'altri tempi avrebbe detto del castello che si fondeva con mirabile armonia con la tavolozza del paesaggio circostante. Ma l'idillio si infrangeva appena varcata la soglia, per l'incombente desolazione delle grandi stanze vuote, costellate di impronte di mobilia e quadrerie che denunciavano una recente spoliazione.
- Fino a tre mesi fa, qua era pieno di arredi e suppellettili, ma ho messo tutto all'asta, e ho tirato su un miliardo e mezzo!
Annuii fingendomi ammirato, ma per me che dovevo fotografare l'edificio per pubblicarlo, un castello spoglio non era il più attraente dei soggetti.
- Si, perché io sono antiquario, commercio in questa roba, ora le insegno una cosa: vede queste sedie? non sono antiche, sono copie; ora le porto dal restauratore, e ci faccio mettere i chiodi di legno, come si chiamano... -cercava il termine avvitando un dito nell'aria- i cavicchi! ...e così diventano antiche.
E... ne avrete per molto qua? perché per pranzo ho prenotato per tutti al ristorante giù in paese.
La giornata si dipanò fluidamente, la istrionica ospitalità del conte si rivelò impeccabile, e ci congedammo con il rituale scambio di contatti.
Io e Paolo eravamo, nel lontano 1992, due pionieri della telefonia mobile, e, come i fatti ebbero a suggerire, fu forse quello della memorizzazione del numero, il momento di un fatidico errore.
Le telefonate iniziarono da lì a pochi giorni.
- Ciao Sante, sono Paolo. Come forse ti ho detto, ho intenzione di vendere il castello che ben conosci. Ho anche una certa premura, pensi di avere tra le tue conoscenze qualcuno che abbia voglia di fare un affare?
Ebbi la prontezza di dissimulare la sorpresa.
- Ma, ecco, forse si, dovrei pensarci...
- Ecco, pensaci, fammi sapere, il 3% per te, naturalmente.
E, da allora, una serie molto fitta di contatti. Ad ogni refrain si aggiungevano dettagli via via più spinosi; mi spiegò come fosse facile per banche, società ed assicurazioni procurarsi fondi neri con questo genere di transazioni, ad ogni giro abbassava il prezzo, fino ad accontentarsi di un miliardo e sette, più una quota di partecipazione alla eventuale attività che vi si fosse insediata. Purché il tutto si chiudesse rapidamente, molto rapidamente...
La mia carriera di agente immobiliare, specializzato in dimore storiche, finì ingloriosamente sul nascere, ma l'onnisciente google mi informa che in realtà il castello non dové attendere a lungo il nuovo proprietario.
E la conclusione della vendita fu certamente la ragione per la quale i nostri contatti si interruppero.
Ma, dopo una lunga pausa, quando non ci pensavo più, quel nome familiare tornò a lampeggiare sul display del mio cellulare.
- Ciao Sante, sono Paolo -esordì come se ci fossimo lasciati 5 minuti prima-, ti chiamo per chiederti se sei disponibile a candidarti con noi alle comunali di P. (città del nord Italia).
(oramai ero diventato bravo a dissimulare le sorprese)
- Ah, grazie per aver pensato a me, e... con che partito, eventualmente?
- Con la cosa lì, come si chiama... la Democrazia Cristiana!
- No, aspetta, la Democrazia Cristiana non esiste più.
- Si, cavolo, hai ragione, come si chiama adesso, l'UDC!
- Ah, OK; guarda, sono davvero onorato, ma capisci che per me, da Perugia, venire in consiglio comunale a P. non sarebbe tanto comodo...
- ...ma, aspetta... come Perugia???
- Eh, si, io sono di Perugia.
- Perugia, eh, ah! ecco... ok... (pausa) beh, grazie comunque, ci sentiamo presto!
Ma il conte Paolo non fu buon profeta, perché quella sarebbe stata l'ultima volta, ahimè, in cui le nostre strade si incrociarono.
- Ah, OK...
- Ora ti mando per fax tutte le planimetrie. Il parco sono 13.000 MQ, il castello, 3000 calpestabili. Tieni conto che abbiamo già i collaudi per uso pubblico, possono farci una casa di riposo, un residence, una discoteca! E poi c'è il casolare del custode, ristrutturato da poco... 450 MQ, è del '700.
- D'accordo, Paolo (useremo questo nome di fantasia), aspetto il fax.
Oramai era tardi per dirgli che doveva esserci un malinteso, e poi ero troppo curioso di vedere dove saremmo arrivati. Era la prima volta, e sarebbe rimasta l'unica, in cui qualcuno mi affidava il compito di vendere un castello, con tanto di frode fiscale annessa.
Avevo conosciuto il conte Paolo in una bella giornata d'autunno. La cronaca di un viaggiatore d'altri tempi avrebbe detto del castello che si fondeva con mirabile armonia con la tavolozza del paesaggio circostante. Ma l'idillio si infrangeva appena varcata la soglia, per l'incombente desolazione delle grandi stanze vuote, costellate di impronte di mobilia e quadrerie che denunciavano una recente spoliazione.
- Fino a tre mesi fa, qua era pieno di arredi e suppellettili, ma ho messo tutto all'asta, e ho tirato su un miliardo e mezzo!
Annuii fingendomi ammirato, ma per me che dovevo fotografare l'edificio per pubblicarlo, un castello spoglio non era il più attraente dei soggetti.
- Si, perché io sono antiquario, commercio in questa roba, ora le insegno una cosa: vede queste sedie? non sono antiche, sono copie; ora le porto dal restauratore, e ci faccio mettere i chiodi di legno, come si chiamano... -cercava il termine avvitando un dito nell'aria- i cavicchi! ...e così diventano antiche.
E... ne avrete per molto qua? perché per pranzo ho prenotato per tutti al ristorante giù in paese.
La giornata si dipanò fluidamente, la istrionica ospitalità del conte si rivelò impeccabile, e ci congedammo con il rituale scambio di contatti.
Io e Paolo eravamo, nel lontano 1992, due pionieri della telefonia mobile, e, come i fatti ebbero a suggerire, fu forse quello della memorizzazione del numero, il momento di un fatidico errore.
Le telefonate iniziarono da lì a pochi giorni.
- Ciao Sante, sono Paolo. Come forse ti ho detto, ho intenzione di vendere il castello che ben conosci. Ho anche una certa premura, pensi di avere tra le tue conoscenze qualcuno che abbia voglia di fare un affare?
Ebbi la prontezza di dissimulare la sorpresa.
- Ma, ecco, forse si, dovrei pensarci...
- Ecco, pensaci, fammi sapere, il 3% per te, naturalmente.
E, da allora, una serie molto fitta di contatti. Ad ogni refrain si aggiungevano dettagli via via più spinosi; mi spiegò come fosse facile per banche, società ed assicurazioni procurarsi fondi neri con questo genere di transazioni, ad ogni giro abbassava il prezzo, fino ad accontentarsi di un miliardo e sette, più una quota di partecipazione alla eventuale attività che vi si fosse insediata. Purché il tutto si chiudesse rapidamente, molto rapidamente...
La mia carriera di agente immobiliare, specializzato in dimore storiche, finì ingloriosamente sul nascere, ma l'onnisciente google mi informa che in realtà il castello non dové attendere a lungo il nuovo proprietario.
E la conclusione della vendita fu certamente la ragione per la quale i nostri contatti si interruppero.
Ma, dopo una lunga pausa, quando non ci pensavo più, quel nome familiare tornò a lampeggiare sul display del mio cellulare.
- Ciao Sante, sono Paolo -esordì come se ci fossimo lasciati 5 minuti prima-, ti chiamo per chiederti se sei disponibile a candidarti con noi alle comunali di P. (città del nord Italia).
(oramai ero diventato bravo a dissimulare le sorprese)
- Ah, grazie per aver pensato a me, e... con che partito, eventualmente?
- Con la cosa lì, come si chiama... la Democrazia Cristiana!
- No, aspetta, la Democrazia Cristiana non esiste più.
- Si, cavolo, hai ragione, come si chiama adesso, l'UDC!
- Ah, OK; guarda, sono davvero onorato, ma capisci che per me, da Perugia, venire in consiglio comunale a P. non sarebbe tanto comodo...
- ...ma, aspetta... come Perugia???
- Eh, si, io sono di Perugia.
- Perugia, eh, ah! ecco... ok... (pausa) beh, grazie comunque, ci sentiamo presto!
Ma il conte Paolo non fu buon profeta, perché quella sarebbe stata l'ultima volta, ahimè, in cui le nostre strade si incrociarono.