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Federica, Federico e Matteo (l'agricoltura 2.0)

Passare una giornata con questi tre ragazzi, con Ernesto (il figlio di Federica), i cani, i gatti, i cavalli, è stata una esperienza emozionante e rigenerante.
I protagonisti di "Ortoingiro" vivono e lavorano a pochi metri dal paesino di Capodacqua; Foligno dista solo pochi minuti d'auto, ma la sensazione è quella di essere catapultati in un altro tempo e un altro spazio. 
Arrivo di mattina presto, con l'aria ancora fresca e il sole appena velato dall'umidità della notte. La fattoria, in alto, domina uno scenario mozzafiato; i cavalli pascolano beatamente, e non c'è traccia umana a contaminare il verde tutto attorno. Mi soffermo qualche istante a seguire i guizzi delle lasche nel ruscello che fiancheggia la tenuta, risorsa essenziale per l'attività che sto andando a conoscere; mi immagino ragazzino a tuffare un galleggiante rosso in quelle acque. 
Giunto in cima alla collina, trovo tutto il piccolo popolo di ortoingiro ad attendermi nell'aia. Una veloce presentazione, e siamo già amici. 
"Al piano inferiore abitiamo noi, sopra Federico e la sua ragazza (che lavora in città), quel fienile verrà chiuso quest'inverno, questo annesso si dice che nell'antichità sia stato un mulino a vento, Trilly (la cagnolina) va tenuta a bada per la sua insana passione per le galline del vicino", e così via. 
Esauriti i preamboli, scendiamo al campo. Oggi bisogna zappare (con la zappa, appunto!) le patate, per pulire i solchi da pietre ed erbacce; i cani scendono a bere al ruscello, Ernesto gioca in giro ("qua voglio mettere un cartello: Spiaggia di Ernesto"); le zappe scandiscono il tempo con cadenza regolare; il sudore comincia a imperlare i visi; ci si rinfresca bevendo acqua e mangiando ciliegie.
"In quel campo del nostro vicino" -mi dice Matteo- "era stato seminato del farro monococco, una varietà di frumento arcaica che vorremmo rivalorizzare; solo che lo hanno concimato chimicamente e ora le spighe sono tutte allettate, mentre il nostro sta benissimo".
E' tempo di disporre l'impianto di irrigazione a goccia, che sfrutta al meglio l'acqua del pozzo; con calma e pazienza si tagliano e aggiuntano i tubi in plastica, a formare una trama che percorre ordinatamente i solchi. "Questi materiali andrebbero cambiati ad ogni stagione, ma è il quarto anno che li usiamo".
"Ero brava a scuola... promettevo bene! Quando ho deciso di dedicarmi alla terra mi hanno detto tutti che ero matta! Oggi qualcuno ha fatto marcia indietro, e mi ha chiesto scusa... Ortoingiro l'ho creato io, a quei tempi i miei soci erano altri due ragazzi, dei fondatori sono l'unica rimasta, ma oggi con Matteo e Federico abbiamo trovato un bellissimo equilibrio, e ci divertiamo tanto". Federica sorride con gli occhi mentre parla, sembra impossibile che la sua figura graziosa e minuta possa affrontare le fatiche di una agricoltura manuale, ma vederla all'opera spazza ogni dubbio.
Matteo intanto ha messo in moto un piccolo trattore, che i ragazzi hanno in prestito, e sta arando un appezzamento ancora da seminare; le zolle sono grandi, e le ruote a volte slittano; "sarebbe meglio quello con i cingoli, ma è da riparare".
E' tempo di una sosta. Si raccolgono i panni stesi, si prepara il pranzo.
Mentre in padella soffriggono olive, capperi, e pomodoro per condire la pasta, Federico fa a pezzi delle piccole zucchine. Le taglia con metodo, con dedizione: forse perché quelle zucchine le ha coltivate lui. Mangiamo fuori, sotto il portico. Indico un impianto Hi-Fi: "facciamo bagordi, eh?". Sorridono divertiti; "vorremmo portare la filodiffusione nei campi".
Mangio con gusto, godendo il fresco, il cibo, la compagnia. Ernesto scappa veloce a finire la sua sfida al computer.
Col caffè in mano parliamo di tutto; dal determinismo cosmico alle auto elettriche. Buttati su sedie a sdraio, i piedi scalzi, sempre sorridenti.
"Capisco che l'estate sia uno scialo, ragazzi, ma l'inverno qua come lo vivete?" Federico si illumina: "l'inverno è uno spettacolo... finiamo prima il lavoro, abbiamo più tempo per noi, per riposarci, per leggere; prima non amavo l'inverno, ma adesso è la mia stagione preferita". Non posso non immaginare accesa la gigantesca stufa di ghisa che ho visto nell'appartamento di Federica e Matteo.
Via, si riparte. E' il turno di una semina in plateau di polistirolo; non sarebbe un lavoro da fare in tre, ma la rappresentazione fotografica ha le sue esigenze. Prima i ragazzi mettono un po' di terra nelle vaschette, poi un seme in ciascuna, poi ancora terra; tutto con metodo, calma, precisione. 
Chiedo di fotografare il magazzino dei prodotti: mi guardano divertiti; "il nostro magazzino è il campo, noi raccogliamo solo quando andiamo a consegnare. A Foligno serviamo a domicilio, poi abbiamo 2 gruppi di acquisto a Spoleto, 1 a Trevi ed un'altro a Perugia. A Bastia ed a Ponte S. Giovanni abbiamo 2 piccoli gruppi di clienti. Una volta la settimana mandiamo una email o un SMS con le disponibilità; chi è interessato risponde entro la sera prima, e il giorno stabilito riceverà la cassetta con i prodotti desiderati.
Insisto che comunque mi piacerebbe fotografare qualche ortaggio; "qua ancora non c'è niente di maturo, la stagione è più avanti nel campo di Sant'Eraclio, ma forse sono rimaste un po' di fave o piselli in quel campo che al momento abbiamo un po' abbandonato, anche per via delle talpe..."
Ci inoltriamo nell'erba alta, nessuno sospetterebbe che in mezzo alla rigogliosa vegetazione spontanea si possa trovare ancora qualcosa di commestibile, ma invece, incredibilmente, in pochi minuti riempiamo una cassetta di fave, piselli, ravanelli. "Questa è una cosa che mi esalta" dice Federico "la terra che mi nutre anche senza il mio contributo; grazie a te, Sante, stasera mangeremo fave".
Scappo, torno alla frenetica noia di tutti i giorni, ma di sicuro ci torno molto arricchito.

www.ortoingiro.it

Sante Castignani