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Marrakech, gennaio 2009

1/9/2010

4 Comments

 
Picture
Eccomi tornato, dopo 4 giorni in Marocco.
Non sono un grande viaggiatore, e quindi nemmeno un grande fotografo di viaggio; le rare esperienze che ho avuto mi hanno sempre lasciato un retrogusto dolceamaro; non sono mai riuscito a cucire le contrapposte emozioni intrise di odio/amore.

Amo la fotografia di viaggio perché stimola il bisogno di nuovo che c'è in ognuno di noi; amo immergermi in colori e atmosfere coinvolgenti e trascinanti; amo cogliere assonanze, contrapposizioni, giustapposizioni, contrasti, stridori; amo l'ansia che mi coglie di svoltare un angolo, come se il mondo potesse rinnovarsi a ogni strada, a ogni casa, a ogni sasso.

Odio la fotografia di viaggio perché spesso mi fa sentire un ladro; particolarmente in luoghi ove l'attrattiva si identifica in gran parte nella povertà di chi li abita, puntare un obiettivo equivale a una rapina, dove il bottino è quanto di più alto un uomo possieda, ovvero la dignità. Odio la fotografia di viaggio perché ai comuni mortali capita di praticarla esclusivamente da turista, ovvero da intruso facilmente riconoscibile, cui al massimo si concede di barattarla con una mancia; odio la fotografia di viaggio perché mi lascia un perenne senso di insoddisfazione, come se non fossi stato capace di cogliere che una infinitesima parte della meraviglia che avevo davanti.

Pur con questa premessa, nei prossimi giorni avrò il piacere di condividere qualche scatto con chi ha la pazienza di frequentare questo luogo.
4 Comments
cristiano link
1/9/2010 05:19:27 pm

Molto sincero questo tuo "pezzo", dove tra l'altro si coglie bene un problema della fotografia di viaggio che spesso ho sentito anch'io...
Bentornato!
ciao
c

Reply
sante castignani
1/9/2010 09:59:44 pm

grazie dell'apprezzamento e della visita, Cristiano.

Reply
Piergiorgio Radaelli
1/10/2010 06:20:50 am

Condivido in pieno quel che dici sulle foto rapina. A me piace molto viaggiare e se potessi sarei sempre in giro. Ma non fotografo mai situazioni di degrado, di povertà, di miseria. Ma anche di vita normale nella quale mi sento un intruso, anche se cerco di essere sempre il più discreto e rispettoso possibile. Mi è capitato in Malesia di trovarmi in un mercato vero, quello dei locali e non per i turisti e la macchina fotografica è rimasta nello zainetto. Eppure le immagini sono tutte nella mia mente.
Sono contento di condividere queste idee. Buon anno. Piergiorgio

Reply
sante castignani
1/10/2010 06:49:47 am

grazie anche a te, Piergiorgio, per l'attenzione e la nobile testimonianza.
Venendo più strettamente al tema, sono molte le riflessioni che si potrebbero fare; per quanto riguarda la povertà, ad esempio, se mi astengo dal ritrarla, o anche solo dal contemplarla, non è certo perché ai miei occhi appaia come una condizione umiliante; lo diventa solo nel momento in cui il mio status di estraneo fa sentire a disagio il soggetto, spesso soprattutto a causa dell'atteggiamento irriguardoso di tanti turisti che credono di trovare nelle differenze culturali e sociali la giustificazione a un senso di superiorità sfacciato e ostentato; e in questo molti nostri connazionali sono campioni incontrastati, purtroppo.
Ed è un gran peccato, perché molto spesso la bellezza insita in certe culture è inscindibile dalle relative condizioni di vita; e spesso è una bellezza viva e dolorosa, capace di penetrare profondità dell'animo che nella routine quotidiana rischiano l'atrofia. Ma come prendere senza ferire, come cogliere il frutto senza rompere il ramo, questa è la vera sfida cui ho rinunciato da tanto; ecco perché ci saranno molti muri e porte, nel mio piccolo reportage :-)

Buon anno anche a te.

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