Non sono un grande viaggiatore, e quindi nemmeno un grande fotografo di viaggio; le rare esperienze che ho avuto mi hanno sempre lasciato un retrogusto dolceamaro; non sono mai riuscito a cucire le contrapposte emozioni intrise di odio/amore.
Amo la fotografia di viaggio perché stimola il bisogno di nuovo che c'è in ognuno di noi; amo immergermi in colori e atmosfere coinvolgenti e trascinanti; amo cogliere assonanze, contrapposizioni, giustapposizioni, contrasti, stridori; amo l'ansia che mi coglie di svoltare un angolo, come se il mondo potesse rinnovarsi a ogni strada, a ogni casa, a ogni sasso.
Odio la fotografia di viaggio perché spesso mi fa sentire un ladro; particolarmente in luoghi ove l'attrattiva si identifica in gran parte nella povertà di chi li abita, puntare un obiettivo equivale a una rapina, dove il bottino è quanto di più alto un uomo possieda, ovvero la dignità. Odio la fotografia di viaggio perché ai comuni mortali capita di praticarla esclusivamente da turista, ovvero da intruso facilmente riconoscibile, cui al massimo si concede di barattarla con una mancia; odio la fotografia di viaggio perché mi lascia un perenne senso di insoddisfazione, come se non fossi stato capace di cogliere che una infinitesima parte della meraviglia che avevo davanti.
Pur con questa premessa, nei prossimi giorni avrò il piacere di condividere qualche scatto con chi ha la pazienza di frequentare questo luogo.