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Memorie di un fotografo #4 - Appuntamenti

1/13/2020

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Ph. Sante Castignani

-Il parroco non può essere presente all'appuntamento per ovvi motivi...

Eccone un altro, avevo malignato. L'incubo della "buca" ha accompagnato, e continua a farlo, il mio lavoro, e credo quello di tutti noi. Fare molta strada, e non trovare all'incontro il cliente, il curatore, il responsabile con cui si erano presi accordi.

Eravamo arrivati, io e Paola, in perfetto orario, nel paesino delle Marche. Il nostro "tour" si dipanava sulle tracce delle raffigurazioni pittoriche di Sant'Albertino da Montone, e nel caso specifico lo avremmo trovato in un polittico custodito nella chiesa. Paola, storica dell'arte, stava preparando un convegno sull'argomento, e come spesso ci capitava all'epoca, ci eravamo piacevolmente trovati a collaborare. Quel giorno però ci guardavamo sconsolati, non c'era nessuno ad attenderci.

Era ancora fresco un episodio per me tristemente memorabile, uno scontro frontale (dal quale ovviamente riportai la peggio) con una potente signorotta che, dopo avermi fatto attendere due ore, chiamata dal custode, gli urlava (tanto forte che udivo la sua voce a metri di distanza dal telefono) di intimarmi di non muovermi, di attenderla assolutamente, che lei era per strada e stava arrivando. Ma purtroppo avevo visto che il custode aveva fatto il numero di casa, e la palese menzogna non fece che accrescere la mia rabbia. Ignorai le implorazioni del gentilissimo signore, che avrebbe voluto evitare in ogni modo il ciclone che si sarebbe abbattuto anche su di lui per non avermi saputo trattenere, e posi bruscamente fine ad un rapporto che doveva condurre al catalogo (pubblico) del museo di famiglia (ovviamente privato), e che dunque costringeva allo stesso tavolo persone che non si erano scelte come compagni di viaggio. Ne avevo già sopportati molti di quelli che a me parevano capricci isterici (ma che oggi sospetto piuttosto trattarsi di prove di forza tra le parti), e ne avevo già dissipate molte, delle mie malpagate giornate; ero saturo, e quel giorno ritenni di presentare il conto (che poi, come sempre accade, toccò a me saldare, nel caso di specie con la perdita di incarichi successivi sui quali fu posto il pesante veto di Madame).

O le giornate buttate (assieme a centinaia di euro di materiale sensibile), cercando di interpretare le assurde richieste della agenzia che stava dirigendo un corposo lavoro di still life, e che mi portò, giunti al punto di stallo, a staccare il giaccone dall'appendiabiti e piantare tutto e tutti augurando con perfetto aplomb un "buon proseguimento" agli attoniti presenti. Quella volta in verità la spuntammo io e il collega con cui dividevo il lavoro: l'azienda capì da che parte stava la ragione (mai successo, prima o dopo, di avere la meglio contro una agenzia), e scaricò i ciarlatani, scoprendo anche che l'unica competenza che potevano vantare in curriculum era nel campo del packaging di farmaci e relativi bugiardini, mentre si stavano spacciando per esperti di componenti di design. La spuntammo, ma nessuno ci pagò la prima fase del lavoro rivelatasi inutile.

O​ a Pompei, di cui ho già raccontato, dove non si contavano i giorni persi per l'impossibilità di accedere a un sito, di avere un permesso, di trovare una chiave; e ci dicevano, scuotendo la testa: "Ma perché non ve ne andate al mare?".
O il viaggio a vuoto a Roma, per fotografare un Guido Reni custodito in un caveau di Via del Corso, che fu impossibile raggiungere quel giorno a causa di una manifestazione che, chi coordinava il tutto, non aveva tenuto in debito conto.
​O le tante volte in cui un evento programmato sfumava per cause meteorologiche, e del tuo spostamento, del tuo tempo, della data impegnata da tempo, non rimaneva nulla, a parte i vestiti bagnati.

O..., o..., o... .

Insomma, dopo anni di esperienza, sarei stato scocciato ma neanche troppo sorpreso se il parroco ci avesse dato buca. 
Ci inoltrammo nella navata. Il feretro in fondo lo avevamo sbirciato subito arrivando, e ci aveva anche allarmato: "Se c'è un funerale dovremo aspettare la fine prima di piazzare le lampade". La chiesa era ampia e scarna, molto rimaneggiata, e il tutto mi parve accrescere la tristezza di quella bara solitaria.
Si stava facendo tardi, decidemmo di provare in canonica. Suonammo il campanello, e alla voce che, con un po' di ritardo, ci rispose, facemmo presente che avevamo appuntamento con il parroco.

-Il parroco non può essere presente all'appuntamento per ovvi motivi...

la voce al citofono era sorpresa, ma cortese.

Un fulmine ci attraversò il cervello, ma non volevamo ancora crederci.
Farfugliammo qualcosa, la voce colse il nostro disagio e la nostra buona fede, e si presentò come appartenente al nipote del parroco.

-Scendo.

Ci presentammo

-Ci scusi, non immaginavamo, torneremo un altro giorno.


-Ma no -scosse la testa- oramai siete qua, e del resto sono certo di onorare la memoria di mio zio mettendovi in condizione di fare il vostro lavoro, lui amava l'arte e la sua chiesa.

Eseguimmo il rapido servizio nella più surreale delle condizioni emotive, come non è difficile immaginare. Paola aveva parlato con il poveretto solo due giorni prima, eravamo tristi per l'accaduto, ma anche felici di poter comunque concludere la nostra missione.

​Riposa in pace, sconosciuto parroco; la tua (giustificatissima) assenza al nostro appuntamento rimarrà, puoi giurarci, scolpita per sempre nella nostra memoria.
​E non ci hai nemmeno fatto perdere la giornata.

​Sante Castignani


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